Le monete da 5 centesimi del tipo "Valore entro semicorona di alloro e quercia" del 1° tipo presentano, nel dritto, la testa del re più grande e le lettere della legenda di altezza minore rispetto alle monete del 2° tipo.

Il RD 92/1901 stabiliva le caratteristiche delle monete d'oro, d'argento e di nichelio con, nel rovescio, l'aquila spiegata. Il medesimo provvedimento comprendeva pure le monete in bronzo da 10, 5, 2 centesimi e 1 centesimo, con, nel rovescio, i rispettivi valori compresi tra una stella fiammeggiante e due rami, uno di alloro e l'altro di quercia, legati in basso con un fiocco. Tuttavia, l'emissione delle monete di bronzo non si effettuò subito e non fu mai completata per tutti i tagli, in quanto la circolazione minuta risultava in quel momento sovrabbondante.

Nel gennaio 1904 il direttore della zecca inviò al ministero del Tesoro dieci campioni, cinque per tipo, di nuove monete di bronzo da 5 centesimi, conformi al tipo decretato, chiedendo quale dei due tipi dovesse preferirsi. La risposta non giunse mai e la moneta non fu emessa; pertanto, i suddetti campioni debbonsi considerare come progetti. I modelli di entrambi i tipi di queste monete da 5 centesimi furono desunti da quelli preparati, per gli altri tagli di monete, dal capo incisore Filippo Speranza, poi ritoccati dal Polledri, che, dopo la morte di Filippo Speranza, avvenuta tra il 6 ed il 7 dicembre 1903, resse, pro tempore, il laboratorio d'ncisione della zecca fino alla nomina del nuovo capo incisore Luigi Giorgi [Lanfranco 1931a, pp. 54-55].

D'Incerti [1956 pp. 119-1120], ebbe a commentare che la posizione di queste monete da 5 centesimi del 1904 in bronzo, è simile a quella delle moneta da 10 centesimi in bronzo del 1908 del tipo "Italia marinara"; anzi, queste monete da 5 centesimi hanno un elemento in più a loro vantaggio nell'essere considerate monete vere e proprie: furono coniate, a differenza dei 10 centesimi del 1908, quando era già uscito il decreto che ne approvava il modello.

Mentre delle cinque monete del primo tipo si conoscono le seguenti collocazioni: collezione reale; Museo della Zecca di Roma, Medagliere delle raccolte numismatiche torinesi (collezione Pozzi), collezione Celati di Roma ed ex collezione D'Incerti; delle cinque monete del secondo tipo si conosce, sino ad ora, solo l'esemplare dell'ex Collezione D'Incerti.

Durante il regno d'Italia, il corso legale delle monete di bronzo, ogni pagamento tra privati, era limitato ad 1 lira; lo Stato, tuttavia, aveva l'obbligo di riceverle senza limite di somma nelle casse pubbliche [Carboneri 1915b, p. 296].